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Fattori socio-economici in Italia

Consuelo Corradi: La relazione tra potere socio-economico e violenza in Italia

La sociologa italiana di fama internazionale Consuelo Corradi sottolinea il legame stretto tra il potere socio-economico e le violenze in Italia. Le disuguaglianze sociali, profondamente radicate nella struttura economica del Paese, creano un ambiente in cui le violenze, specialmente contro le donne, sono sia un sintomo che uno strumento di dominazione. Questo fenomeno riflette una violenza strutturale che va oltre le sfere private per colpire l’intera società, consolidando un rapporto di forza ineguale tra i sessi.

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La legittimazione delle disuguaglianze istituzionali

In Italia, le disuguaglianze di trattamento tra individui, in particolare in base al genere, sono spesso istituzionalizzate. Ciò si traduce in evidenti disparità nell’accesso alle opportunità economiche, politiche e sociali. Ad esempio, nel 2023, le donne rappresentavano solo il 20% dei dirigenti d’azienda, nonostante le loro qualifiche. Queste disparità sono rafforzate da pratiche discriminatorie che trovano spesso giustificazione nelle norme culturali e religiose, perpetuando una gerarchia di genere. Tali disuguaglianze istituzionali legittimate rendono difficile combattere gli stereotipi e ostacolano i progressi verso una società più equa.

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L’influenza delle tradizioni cattoliche e machiste

La cultura italiana è profondamente influenzata da tradizioni cattoliche e machiste, che continuano a condizionare il ruolo delle donne nella società. Queste tradizioni promuovono un’immagine ideale della donna come moglie e madre devota, limitandone il ruolo alla sfera domestica. Questo si riflette in dinamiche in cui le donne che aspirano a una carriera o a un’indipendenza economica sono viste come trasgressive. Ad esempio, la Chiesa cattolica rimane una forza potente nel discorso pubblico sulla moralità, opponendosi spesso a riforme progressiste sui diritti delle donne, in particolare in tema di contraccezione e aborto.

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Le leggi rigide sul divorzio: un ostacolo alla libertà

In Italia, il divorzio è stato legalizzato nel 1970 grazie alla legge Fortuna-Baslini, una conquista significativa per i diritti delle donne. Tuttavia, questa riforma ha subito una forte opposizione, soprattutto da parte della Chiesa cattolica e dei movimenti conservatori. Nel 1974, un referendum è stato indetto per abrogare questa legge. Al termine di questa storica votazione, il 59,3% degli italiani ha votato per mantenere la legislazione sul divorzio, nonostante una campagna intensa da parte degli oppositori. Questo referendum ha rappresentato una vittoria simbolica per i diritti delle donne e per la separazione tra leggi civili e influenza religiosa in Italia. Tuttavia, le leggi sul divorzio sono rimaste complesse per decenni. Solo nel 2015, con l’introduzione del "divorzio breve", i termini obbligatori sono stati ridotti a sei mesi per i divorzi consensuali e a un anno per quelli contenziosi. Nonostante i progressi, questi processi lunghi e costosi hanno spesso dissuaso le donne, specialmente quelle vittime di violenza domestica, dal richiedere il divorzio. Ciò evidenzia l’importanza di riforme legislative per garantire una reale libertà a chi desidera porre fine a un rapporto coniugale.

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Accesso limitato alla salute sessuale e riproduttiva

Nonostante la legalizzazione dell’aborto nel 1978, in Italia persistono numerosi ostacoli al suo accesso. L’influenza della Chiesa cattolica, che condanna fermamente l’aborto e la contraccezione, si riflette nelle politiche pubbliche e negli atteggiamenti dei professionisti della salute. In alcune regioni, oltre il 70% dei medici invoca l’obiezione di coscienza, rendendo quasi impossibile accedere a un’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Inoltre, la mancanza di campagne educative sulla contraccezione e sulla salute sessuale lascia molte giovani donne all’oscuro dei propri diritti e delle risorse disponibili. Questa situazione espone le donne a gravidanze indesiderate e limita la loro capacità di esercitare un controllo sul proprio corpo.

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