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Flavia Remo

 

Psicoanalista certificata, D.U "esperto legale in psichiatria infantile e psicologia dell'infanzia" Università Paris-Cité.

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Si è specializzata in psicopatologia degli abusi, nella raccolta della parola del bambino, nell'assistenza ai minori vittime di maltrattamenti e abusi sessuali, alle loro famiglie e nell'assistenza agli autori di questi crimini. Collabora con gli ausiliari di giustizia e i servizi giudiziari nel monitoraggio di questi casi e fornisce formazione, attraverso il suo centro di formazione Ad Hoc Consulting, alla Gendarmeria, al Ministero dell'Istruzione, a diverse istituzioni e associazioni che lavorano nel campo della protezione dell'infanzia.

Per 16 anni è stata docente all'Università di Nice-Sophia Antipolis.

Ha fondato il GNEPE, gruppo nazionale di professionisti che svolgono perizie in protezione dell'infanzia.

1. Quali sono i principali fattori sociali ed economici che contribuiscono alla persistenza della violenza contro le donne in Francia, e come variano questi fattori a seconda delle regioni?

 

La violenza può essere percepita prima di tutto come un problema culturale. Come spiega Françoise Héritier, la violenza non è una caratteristica innata della natura, ma è il risultato dell'educazione. Questo implica che sia necessario modificare alcuni aspetti delle culture che legittimano la violenza domestica, in particolare attraverso l'educazione. Purtroppo, le statistiche mostrano che la violenza domestica è principalmente perpetrata da uomini verso le donne. Questo dominio maschile potrebbe, in parte, derivare da violenze intrafamiliari già vissute da questi uomini durante la loro giovinezza. In altre parole, gli uomini violenti spesso sono cresciuti in famiglie dove la violenza era presente, rendendola un comportamento appreso e trasmesso di generazione in generazione. Da un punto di vista culturale, è importante sottolineare che alla base la violenza intrafamiliare può produrre individui violenti, già durante l’adolescenza o nell’età adulta. Si osservano già comportamenti violenti in minorenni provenienti da contesti familiari segnati dalla violenza. Questo fenomeno, che alimenta i cicli di violenza intergenerazionali, sembra essere più pertinente da studiare rispetto a fattori sociali ed economici, o ancora a differenze regionali, in Francia o altrove. Per approfondire questa riflessione, sarebbe essenziale comprendere meglio i meccanismi con cui queste dinamiche familiari contribuiscono a perpetuare comportamenti violenti. Agire su queste cause profonde, in particolare attraverso una rivisitazione dell'educazione, appare come una tappa fondamentale per spezzare questi cicli di violenza.

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2. Come valutate l’efficacia dei dispositivi legislativi e delle politiche pubbliche messe in atto per prevenire e combattere la violenza coniugale in Francia?

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La legge del 9 luglio 2010, che si inserisce nella continuità dei dispositivi pubblici volti a promuovere l'uguaglianza di genere e a combattere le violenze di genere, contiene diverse disposizioni importanti relative alla prevenzione e all'educazione. Queste misure mirano a educare e prevenire per combattere le strutture culturali che potrebbero legittimare la violenza. Sul piano giudiziario, questa legge ha anche comportato modifiche al diritto penale, rafforzando la repressione della violenza coniugale, nonché al diritto civile, in particolare per quanto riguarda la separazione dei coniugi. Tuttavia, un problema principale persiste in Francia: la legge non ha modificato significativamente le disposizioni relative alla protezione dell'infanzia. I bambini che crescono in famiglie dove è presente la violenza, che ne siano testimoni o vittime dirette, subiscono conseguenze e cicatrici spesso gravi. Questa questione non è sufficientemente affrontata nei testi legislativi attuali. Un altro problema importante in Francia riguarda la custodia dei figli nel contesto di violenza coniugale. Nonostante gli sforzi delle donne che segnalano le violenze subite e chiedono una separazione per proteggere la loro famiglia, succede frequentemente che la custodia dei figli venga affidata a uomini violenti. Questa situazione non prende seriamente in considerazione l'impatto potenziale della violenza coniugale sui bambini. Infatti, un uomo violento verso la propria compagna potrebbe anche rappresentare un pericolo per i figli. Sebbene ciò non possa essere affermato in modo sistematico, il rischio esiste e deve essere preso in considerazione. Purtroppo, questa problematica viene spesso ignorata, lasciando i bambini esposti a situazioni pericolose.

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3. Quali sono le sfide specifiche affrontate dalle vittime di violenza nei contesti più vulnerabili (in particolare le donne immigrate, le donne disabili), e quali soluzioni si potrebbero prendere in considerazione per supportarle meglio?

Il problema delle donne disabili, e più in generale delle persone disabili, è particolarmente complesso. Questi individui si trovano spesso in situazioni di vulnerabilità estrema, che li rende obiettivi facili per coloro che approfittano della loro incapacità di difendersi. Ciò è particolarmente vero per le persone che non possono esprimersi, che sono isolate a causa della loro disabilità, o che si trovano in situazioni precarie, come gli immigrati senza documenti. Per quanto riguarda le soluzioni possibili, posso sottolineare che queste situazioni, che coinvolgono persone isolate e vulnerabili, sono tra le più complesse da trattare. Le vittime, spesso rinchiuse in un silenzio imposto dal loro contesto, subiscono violenze considerevoli senza poter uscirne. Per tentare di intervenire, è cruciale sensibilizzare la popolazione a queste realtà, che sono ancora poco conosciute. La sensibilizzazione dei professionisti che lavorano con persone vulnerabili è altrettanto essenziale, che si tratti di donne immigrate, persone disabili o bambini. Questi professionisti devono essere formati a riconoscere i segni di violenza e avere l’obbligo di segnalare qualsiasi situazione in cui una persona non sia in grado di difendersi. Tra i dispositivi esistenti, possiamo citare il telefono di teleprotezione destinato alle donne in grave pericolo. Questo sistema permette a una vittima di contattare rapidamente le autorità in caso di emergenza, specialmente quando l'autore della violenza non rispetta le interdizioni che gli sono state imposte, come l'interdizione di avvicinarsi alla vittima o di incontrarla. Questo dispositivo ha dimostrato una certa efficacia in termini di protezione. Sebbene questo argomento superi le mie competenze specifiche, in particolare per quanto riguarda le leggi sulla violenza coniugale, mi sembra che queste misure dovrebbero essere potenziate per proteggere meglio le persone più vulnerabili. La sensibilizzazione, la formazione dei professionisti e l’evoluzione delle leggi in materia di prevenzione e protezione sono tappe essenziali per progredire. La mia esperienza è più centrata sulle questioni giudiziarie riguardanti i bambini, ma spero che questi elementi possano fornire una risposta utile.

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